Sulla carta, Carloforte è l’unico borgo di San Pietro, isola separata dalla Sardegna sud occidentale da un lembo di Tirreno. Nella realtà, però, Carloforte è molto di più: è come un incantesimo che lega a doppio filo l’Isola e chiunque vi approdi.

È l’incanto dei colori iridescenti con cui le onde del mare si frangono sulle scogliere e cullandosi accarezzano le insenature più nascoste.
È un cielo abissale che si apre ai viandanti senza una meta al levar lo sguardo, il bacio di un sole indomito su sentieri immersi nella macchia mediterranea.
È il pizzicore del sale delle saline dove miriadi di uccelli si levano in volo duplicando sugli specchi d’acqua ogni battito d’ali: una sensazione che si aggrappa alla pelle del viaggiatore con il profumo del mirto e dei ginepri, portato dalla carezza ruvida del Maestrale.

Per chi la vive, l’isola di San Pietro è un modo di guardare, di sentire, di respirare: è il ritmo che s’insinua tra i battiti del cuore dello straniero e diventa melodia di casa. Com’è successo agli ideatori di Acqua Carloforte.
Il loro progetto è un omaggio all’Isola, una dichiarazione d’amore che parla la lingua di questo luogo dal fascino senza tempo svelandone la grammatica interiore. Essa riverbera tanto nelle essenze, che stregano con le loro note mediterranee, quanto nei nomi di ciascun profumo, scelti dalla parlata fiera della gente del posto. Un dialetto genovese figlio dell’Africa, che sa di un vento dolcemente battagliero e di cieli vertiginosi, di un sole feroce e del bacio di sale di un mare che ubriaca di riflessi.